Come trovare opportunità di sponsorizzazione con l’analisi valoriale (4^ parte)

Masi, azienda leader nel settore vitivinicolo, investe nei valori del territorio.Continuando l’analisi dei valori che possono stare alla base della business idea di un’impresa, valori che esaminiamo per ricercare una possibile sintonia con i nostri eventi (vd parte 1^2^3^), arriviamo oggi a considerare il caso di aziende che fanno propri i valori del territorio dove storicamente sono nate e si sono sviluppate. Queste organizzazioni hanno come obiettivo la valorizzazione del territorio e del senso di appartenenza all’area dalla quale traggono la loro linfa vitale, la loro ispirazione, i loro valori.

Perché un’azienda, che magari si rivolge al mercato internazionale, dovrebbe avere come missione quella di valorizzare il territorio e il suo senso di appartenenza ad esso?

Il motivo è presto detto: vi è la necessità delle aziende di legarsi al territorio per contrastare gli effetti negativi della globalizzazione.

Poiché ritengo che attualmente questa sia una delle problematiche più rilevanti in campo produttivo – ma anche perché ha importanti risvolti sulla tematica che ci riguarda, la sponsorizzazione di eventi -, vediamo di approfondirne con cura la dinamica.

In un mercato globalizzato, la tendenza va verso la standardizzazione dei prodotti (tutti copiano tutti) e quindi la competizione viene sempre più a schiacciarsi sul prezzo: se un prodotto è uguale ad un altro compro quello che costa di meno.

Ma è solo il prezzo l’arma per competere?

In un’intervista di qualche tempo fa, Daniel Kraus, direttore di Confindustria, diceva: “Là dove la concorrenza tra produzioni si basa sul prezzo, è una gara per noi definitivamente persa. Però non tutti i settori sono caratterizzati dalla concorrenza di prezzo, molti si distinguono invece per la qualità, per l’innovazione, i valori immateriali e lì dobbiamo puntare: dobbiamo puntare dove la concorrenza non è un fattore di prezzo”.

Abbiamo già parlato di come il cosiddetto sistema di prodotto sia costituito, oltre che dal prodotto stesso, anche da una serie di benefici materiali (il prezzo, appunto, e poi il trasporto, il servizio post vendita, ecc.) e da benefici immateriali: semplificando, innovazione (grazie alla ricerca) e valori (ossia modi di essere, adesione a stili di vita, a modelli di comportamento, cultura aziendale, l’identità “corporate”, il prestigio del prodotto).

Occorre dunque spostare la competizione sui benefici immateriali, ossia sull’innovazione e sui valori.

L’innovazione consente la guerra di movimento: quando la concorrenza ci ha copiato, noi siamo già oltre. L’innovazione è quindi un beneficio immateriale da presidiare con cura: non si capisce perché in Italia gli investimenti in ricerca siano in costante decrescita (ma credo che ormai abbiamo capito fin troppo bene perché l’Italia non riesce ad uscire dalla crisi, come invece stanno facendo altri paesi europei …).

Gli altri benefici immateriali citati, i valori, permettono invece di incrementare la fiducia del pubblico e la propria credibilità: fanno parte dell’identità aziendale, e non a caso sono esplicitati nella mission dell’impresa.

Tra i valori che l’azienda può mettere in campo, vi sono quelli del territorio dove l’azienda è nata e cresciuta, e dove appunto ha acquisito i suoi valori identitari.

Quali sono i valori del territorio? Sono quelli espressi dal cosiddetto “genius loci”, ossia quell’entità soprannaturale che i romani pensavano essere legata ad un luogo (ad ogni luogo) e che ne determina la peculiarità. Secondo Servio, “Nullus locus sine Genio” (“nessun luogo è senza un Genio”, dal suo Commento all’Eneide, 5, 95).

Dobbiamo allora cercare di raccontare il “genius loci” dell’area di riferimento e stringere i legami (anche culturali) tra territorio e azienda, che così potrà far propri i suoi valori.

Quali valori? Ogni territorio ha le sue peculiarità, che fanno riferimento alle qualità dell’area, alla storia, alle tradizioni, alla presenza di beni e attività culturali qualificanti.

Dobbiamo quindi raccontare il territorio dove l’azienda storicamente è nata e si è sviluppata: se è nata qui, vuol dire che questo territorio che l’ha generata, ne incarna i valori.

E così si arriva al nocciolo della questione. I valori del territorio, come dicevo, sono peculiari – nessuno può riprodurli uguali in altre parti del mondo – e quindi  differenziano i prodotti che ne sono portatori, permettendo loro di competere con un’identità unica e distintiva. Dove trovi un’altra Venezia, Firenze, Roma, ecc. ecc.? Per questo il made in Italy è un valore così speciale, e così importante per le nostre esportazioni.

I valori del territorio possono dunque essere strategici per la promozione dell’identità aziendale e dei prodotti. Così la pensa anche l’Azienda vinicola “Masi Agricola S.p.A.”, produttrice di un grande amarone, che per promuovere i valori del territorio ha creato una Fondazione. La finalità della Fondazione Masi è quella di valorizzare il territorio, il patrimonio culturale, le grandi capacità dell’ingegno e produttive della “civiltà veneta”, premiando gli interpreti di questa civiltà che, nelle differenti discipline, si sono espressi con eccellenza (Premio Masi). E il territorio ringrazia e restituisce all’azienda tutti i suoi valori: un vino prodotto tra le nobili ville palladiane, nelle colline dominate per quattro secoli dalla Repubblica di Venezia,  ha un sapore e un’identità del tutto diversa da un vino prodotto in California o in Australia …

Con Masi Agricola e Fondazione Masi ho realizzato un progetto speciale particolarmente in sintonia con l’argomento oggi trattato. Come si può promuovere attraverso un evento un nuovo vino frutto di innovazione e ricerca, che sposa uve venete con uve provenienti dall’Argentina, dove Masi ha iniziato da qualche tempo a coltivare un vitigno autoctono? Voglio raccontartelo. Nella prossima puntata. (4. continua)

 

Filippo M. Cailotto

 

P.S. Se ti chiedi come passare dall’opportunità di sponsorizzazione al contratto, trovi qui tutte le risposte …

Informazioni su Filippo Maria Cailotto

Filippo Maria Cailotto ha un'esperienza di consulente e project manager nei settori degli eventi culturali e nella valorizzazione del territorio più che ventennale. Dopo il Diploma di Conservatorio, ha completato il suo curriculum formativo conseguendo l' “European Diploma in Cultural Project Management”, master annuale promosso dal Consiglio d’Europa e dall'Unesco (Bruxelles), e frequentando il Corso biennale in Economia e Gestione Aziendale (CEGA) presso la Scuola di Direzione Aziendale dell'Università Bocconi (Milano). È stato inserito nell’elenco degli esperti dell’Unione Europea (DG X) per i seguenti ambiti di competenza: ‘Cultura’ e ‘Questioni orizzontali’ (cultura ed economia, cultura e turismo, cultura e sviluppo regionale). Ama la musica classica, il tango e i social media.
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